Il lavoro della giornalista Sonia Paglia è un ulteriore con-tributo a leggere con gli occhiali di una cronista la tragedia del terremoto aquilano. Interessanti i collegamenti scaturiti dalla lettura empirica e le riflessioni a partire dai comunicati stampa sapientemente riportati nella narrazione del libro.
Gli occhiali che ha utilizzato Sonia, a volte, si sono sporcati di quella emotività e sensibilità personale che tradisce il reportage del giornalista, soprattutto quando introduce la questione delicata e ancora in piena attività della magistratura, come le responsabilità politiche che, oltre gli schieramenti dei vari colori, vede la sofferenza di uomini e donne e la intensa partecipazione dei vari organi di polizia, primi tra tutti il corpo dei Vigili del Fuoco e tutte le anime della Protezione Civile che hanno operato dal 6 aprile in poi.
Il Presidente del Consiglio Berlusconi con la mossa strategica di trasferire il G8 a l’Aquila ha segnato una vitto¬ria politica e mediatica, ponendo la città così duramente colpita sotto i riflettori internazionali. Vittoria politica che ha contribuito a determinare anche il rovesciamento della Giunta provinciale, sebbene l’allora Presidente Pezzopane avesse lavorato in modo esemplare. La riflessione fatta nel paragrafo “Volontà di piegare alcune teorie ritenute troppo filosofiche” riporta l’attenzione delicata sulla popolazione del cratere, cioè quella importante di ridare una casa e quella non meno strategica di una costruzione o ricostruzione sociale.
Ritengo che alla ricostruzione dell’hardware della città debba necessariamente corrispondere un software sociale, dal momento che il territorio è uno spazio anche concettuale che ricomprende un insieme di credo religiosi, pratiche sociali, credenze, ideologie e strategie. Il centro della città è non solo i portici o piazza Duomo, ma ogni luogo di incontro tra un uomo e l’altro. Come non pensare alla distruzione dei luoghi di culto, punto per eccellenza di aggregazione sociale di ogni comunità, ed alla difficile sfida, felicemente riuscita, di permettere la celebrazione dello scorso Natale nella chiesa di Collemaggio. Decisivo è stato l’apporto della Scuola della Guardia di Finanza, diretta dal gen. Fabrizio Lisi, che con la sua possente struttura ha potuto garantire la logistica anche delle primissime operazioni di aiuto alla popolazione.
Non si possono dimenticare le giovani vittime della Casa dello studente o quelle del Convitto nazionale, che ha visto il Rettore Livio Bearzi testimone impotente di una catastrofe. Il prof. Bearzi quella notte era appena ritornato con la propria famiglia nell’alloggio di servizio e, dopo essersi liberato con fatica dalle macerie, non poteva che constatare la perdita di alcuni dei suoi convittori.
Ritengo che l’effetto domino di un terremoto, dal punto di vista sociale, si manifesti purtroppo anche a distanza di uno o due anni, con costi sociali non debitamente considerati da chi ha responsabilità politiche.
Infatti una maggior consapevolezza della necessità di ripristinare una geometria sociale deve accompagnarsi ad una azione di responsabilità politica, che imponga urgentemente la cessazione delle contrapposizioni politi¬che con finalità demagogiche, affinché quella necessaria ricostruzione del software sociale possa avvenire senza le indesiderabili ed aggressive connotazioni della rivolta, motivata non tanto da una particolare appartenenza po¬litica, quanto piuttosto dal forte ed orgoglioso sentimento di appartenenza di una comunità al proprio territorio …… L’Aquila.
Gianmarco Cifaldi
professore di Sociologia
presso l’Università “G. d’Annunzio”
Chieti-Pescara